POKER
L'Assoluto. Il buio. Il silenzio.
Culla isolata, rifugio di profumi
Sogno interrotto e poi ritrovato
Lenzuola di parole abbottonate, intrecciate.
Cancello socchiuso, citofono stanco
Un cane randagio abbaia l'alba.
Giungla
Orme nude su terra bagnata
Balliamo sotto la luna selvaggia.
Tamburi tribali, cuori sudati
Siamo negri dalla pelle elastica
Vodoo erotico trance di fuoco,
Liberi nella giungla felici con poco.
Occhi negli occhi anime randagie
Balliamo irrimediabili, felici, scoppiati.
Parto.
Cammino in scarpe di vetro
Parto senza valigia per veder il mare,
Verso la carezza del Sole
La polvere di salsedine.
Il tempo fugge ed io con lui,
Cammino in scarpe di vetro
E non tornerò'.
Maestro.
Nella mia testa
sculettano contrabbassi,
Picchiano pianoforti
Stridono corde,
Sbattono bonghi.
Velluto rosso sangue
Uomo che fuma il sigaro
Un taxi che non arriva mai
La mia testa é un violino.
Jazz.
Amore gocce di pioggia sulla finestra
Amore singhiozzo,
Amore che inciampa
Amore di lenzuola in una stanza.
Amore goffo, mascherato
Amore di circo, pieno di jazz
Amore mio lontano.
Hable con El.
(...o la cravatta del clown...)
Sei appena partito , le tue spalle voltate
Riccioli neri ed occhi fatti di mare
Venuti da mete distanti.
Volevo correrti incontro, darti la mano
Ma son rimasta muta, tremando.
Com’è strana, la vita
Come fila, delinquente
Incrocia passi per poi separarli
Volevo dirtelo sotto la neve
Ma camminavo muta, in mezzo alla gente.
Leggo il tuo pensiero di guerriero
In tempi di pace, in tempo di guerra
Attraverso il tuo sguardo vola col tuo, il mio pensiero.
E dopo la tempesta, la calma.
Coraggio e speranza,
Il mondo intero in una stanza.
Volevo dirti che Dio ti benedica
E vola, aquila vola !
Ma son rimasta ammutolita
Con un nodo in gola:
la cravatta del clown.
La Paloma.
Mi ha teso una corda verso l’antica missione,
Ha aperto porte, svelato ricordi, da tempo ignorati.
Schizzi di sangue scuro sul cemento,
carne umana macellata.
E peggio.
Gli sguardi sui volti morti, orbite spalancate, tatuate dal silenzio.
Dalla sofferenza.
Le guerre, le stragi,i massacri: il disumano riposo eterno, imposto.
Poi la calma.
Il sangue freddo, il bisogno di testimoniare,
di continuare a scrivere senza mai urlare.
L’adrenalina dello scribo, le ferite poetiche.
Per i diritti umani lacerati, per la dignità violentata.
Il rischio, la denuncia, la febbre. La croce.
Nel buio prima del sonno, scatti di foto e morte.
Pregare, spossati, per un sonno innocente.
Girasole
Una bambina corre libera e piccola
Nel campo di grano, un fiore stretto in mano.
Una corona di margherite le adorna la testa
A casa, I grandi, fanno la siesta.
Bacio Perugina.
Persa nelle colline di San Casciano
Tra le vigne, gli uliveti ed il sapore del tempo
Ti ho rivisto, nonno, da lontano,
E sorridevi sdendicato coi baffi controvento.
Non ci separerà mai la vita, nonno Remo
Né la morte, né i fiori sulla tua tomba.
Sei un angelo che mi protegge su in cielo
La preghiera nel volo di una bianca colomba.
Ricordo la tua canottiera, le bretelle, il gelato
sui baffi
Quando mi proteggevi fraterno, dai paterni schiaffi.
La nostalgia ignara della dolce infanzia,
Passata per ore all'ombra di un'estate nel tuo
orto.
Eroe contadino fiero e pieno di fede
Sei e rimani la ragione del ricredere
Vivi e vivrai in questo cielo toscano
Stasera e per sempre: cerco la tua mano.
Tremo.
Amore mio bello come una tempesta di mare
Lascia che le onde ci facciano tremare,
Amore mio dolce come un lago di miele puro
Il mio corpo ti offro questa notte di velluto.
Amore mio fresco come un vento di montagna
Ti mostrerò il mondo intero in una stanza,
Amore mio fatto di musica e di colori
Dal tuo cuore pulito toglierò ogni dolore.
Amore mio violento come un volcano in esplosione
Stasera io ti cantero' la mia semplice canzone,
Amore mio fragile come una coppa di cristallo
Offrimi fiori, profumi e collane di corallo.
Amore mio stanco come un vecchietto seduto nell'ombra
Accarezzo le tue rughe senza vergogna,
Amore mio leale come una croce in un prato
Giuro che per secoli sarai incantato.
Amore mio fatto d'inferno e di paradiso
Tra l'angelo ed il diavolo per sempre diviso,
Il tempo ha voluto cucirci in questo mondo strano
Ti prometto stasera che andremo lontano.
Fata Morgana.
I miei capelli dorati dal vento spettinati
I miei occhi di cioccolata pieni di melanconia,
La mia risata gagliarda e contagiosa
Le mie lacrime nate nel profondo dell'anima.
La zingara scesa dal cielo in primavera
La ballerina in scarpe di vetro delicato,
La madonna nera che cerca luce nell'ombra
La bambina, la donna, sulla scala infinita.
La zingara
Piove pace di panna sull'anima
Fulmini di pazienza all'alba,
Libertà e secchi di vita,
Il tempo ti salva quando pensi che é finita.
E tra mari e deserti
Ritrovi vecchi porti e sentieri persi,
Il ricordo, liberato, scalda come il sole
Un giorno di mercato e di parabole.
Una vecchia zingara seduta sull'angolo stretto,
Con un sorriso sdentato mi riconosce,
Una croce d'oro sul petto di stoffa
La mia camminata un po' goffa.
"Dammi la mano" mi chiede aggobbita
le porgo le mie stanche dita
come un robot arrugginito
che non teme la voce del destino.
"Cio' che é scritto in cielo
non si cambia in Terra.
Ama la vita e dimentica la guerra,
Ascolta sempre le voci del parallelo."
L'assenza.
Entrare con l'eco di passi vuoti in una casa. Risate del passato
ancora vibrano, cullate dal suono di un pendolo antico. Le campane della chiesa risuonano dalla piazza. Appoggi le chiavi
ed accendi la luce, ma qualcosa rimane spento.
Ti chiedi dové, cosa farà.
Un letto che prima era nido sembra ora infinito. Un vuoto nell'anima,
una nota storta, una lacrima ingoiata. L'assenza non é altro che l'attesa, non lasciar che ti logori.
La vive meno limpidamente colui che rimane, in un posto dove
il ricordo ha appeso immagini come palle di Natale su un'albero immenso. Ogni angolo, ogni strada, ti fa rivedere colui che
manca.
Pur essendo intero nella tua anima, ti manca una spezia
nel piatto, hai perso un disco preferito, cé qualcosa che non torna.
Occupati per liberare quel sentimento di carenza. Ritrova la
tua luce e passioni personali. Lascia che il tempo sia giudice e svelati lentamente.
Vivila in modo sereno, con forza e coraggio.
E se son fiori, tornerà.
Sei arrivato nella mia vita senza bussare.
Come un libro impolverato trovato per caso in un mercato,
un sasso sul quale ho inciampato.
Il destino o un clown chiamato Impensato hanno fatto incrociare
I tuoi passi coi miei. Tremo. I nostri pensieri intrecciati mi esaltano e mi ammutoliscono.
Hai capito le mie ferite con le quali gioco con dita di bambola
di porcellana, hai visto il disordine nel mio cimitero.
Mi hai fatto capire, con uno sguardo, il mondo intero.
Dici di conoscermi come il palmo della tua mano. Sei
cosi serio, buffo e insolito. Non so dove ci porterà il mare, verso una tempesta furiosa o sull'isola di paradiso. Ho già
paura che il vento ci separi e qualcosa in me rifiuta di affidarmi al poker umano.
Non ho più tempo da regalare a giochi e ferite, ne ho viste
tante ed adesso sono guarite.
Spero tu possa esser il guerriero irriducibile che ho perso
tempo fa, in un'altra vita. L'uomo solido, nobile e rispettabile col quale non sarà mai finita. Ti riconosco, e tu percepisci,
il tempo ci sbatte su due incroci.
Sud, Nord, Est ed Ovest.
Vorrei che tu fossi un uomo dal cuore degno e sicuro, che sa
cosa vuole e come trovarlo. Un uomo che capisca che non troverà mai un'altra come me.
Con I miei capelli d'angelo spettinato, le mie gonne di fata
colorata, I miei occhi tristi e la mia risata decisa. La femme fatale e la zingara cosmopolita che non può vivere senza
sole e mare. La scrittrice che intervista I pazzi fino al pigro arrivo dell'alba. L'impaziente, l'incostante, la ballerina.
E tu sei un raggio di luce nella mia anima disordinata. Un'equazione
logica nel mio caos argentato.
Mi hai dato voglia di ritrovare un sentiero perso anni fa.
Quello del giusto, della fede, del tempo immobile.
Sei arrivato senza bussare, e non lo posso dimenticare.
Nuovi momenti.
Albero colmo di frutta o deserto senz'ombra, la passione ti
apre il cielo e scoppia nell'anima come un mare blu e profondo. Quando meno te l'aspetti, eccola che ti becca all'angolo della
strada. Come uno schiaffo ben centrato, un bacio tenero, delicato. Una lacrima salata su labbra di cioccolata.
L'altro, straniero che vuoi scoprire ogni giorno di più, ti
svela mondi paralleli che presto apparterranno solo a voi.
Un orto da coltivare con tempo e pazienza, con frutta dorata
e fiori singolari.
Non lasciar che la paura entri nell'orto.
Proteggilo dall'invasione della perplessità, dei dubbi, dello
sconsolamento. Dimentica il passato ed il futuro. Vivi e da tutto al presente, con un'energia nuova ed occhi diversi. Lascia
che il sangue scorri libero nel tuo polso e che il tuo cuore voli sicuro.
Deve rimanere un santuario libero e profondo. Le insicurezze
del batticuore vanno controllate, onde evitare far paura all'amore. Come un vecchio prete filosofo, siediti ogni tanto ed
osserva il tuo amore come un falò sulla spiaggia, di notte.
Inventa ogni giorno una chiave argentata da aggiungere al vostro
mazzo, per trovare soluzioni e non creare problemi futili.
Non lasciar mai che il tuo amore sia inquinato da parole inutili.
Pesa, calcola, gettati in un sentiero mai attraversato.
Chiedi consiglio alle stelle ed alle onde, e non lasciar che
una mente esterna possa dettarti cambiamenti. L'amore va vissuto come un tango. A due, allacciati nel rischio che determina
la sopravvivenza.
Tu..
Non so come ti muovi e con chi
Non so che cosa sogni di notte,
Non so quanti segreti hai cucito nel taschino
Non so se ti piace il bicchiere di vino.
Non so se balli, scrivi o canti
Non so se lei esiste o no, l'altra
Non so se tuo padre é ancora vivo
Non so di che colore sei vestito.
Non so se preghi o bestemmi
Non so se preferisci il giorno alla notte,
Non so se prendi o dai le botte
Non so quante porte apre il tuo portachiavi.
Non so se viaggi con treni, aerei o navi
Non so se sei tenebroso o tenero,
Non so se sei angelo o diavolo
Non so.
Phantom.
Nascosti dietro un tendone di velluto scuro
Tendone folto, impolverato,
Si nascondono I volti pallidi
Di mostri, angeli e fate.
Le travi di legno del palcoscenico
Scricchiolano e si curvano sotto I passi,
Mentre i volti tremano e sbroccano
Ballando e sbattendo passi stanchi.
Il fantasma li osserva, seduto nel buio
Dal suo sigaro si attorciglia fumo blu,
Immortale dandy di pizzo e vecchio vampiro
Osserva I volti con la fiala d'etere, nel taschino.
Apnea.
La prossima volta sarà in una casa,
nel cuore dell'incendio bollente, arancione.
Le mie dita annasperanno con spasmi sereni
nei corridoi e nelle scale piene di fumo blu scuro.
So che me la cavo, vedo da qui il pompiere.
Son belle, le uniformi, quando arrestano la paura.
La prossima volta sarà durante le giostre,
quelle di settembre, che colorano dieci giorni.
Avro' il mento pieno di zucchero filato
e fra le dita, sciolto, un po' di gelato.
Vedo il palloncino, e vorrei soffiare
riempirlo d'aria senza paura di farlo scoppiare.
La prossima volta sarà su una barca a remi,
col sole ed il sale nei capelli del mare.
Specchio piatto argentato e profondo nel quale
L'acqua ed il cielo annegano il blu.
Il pescatore é tonto ma ama il silenzio,
Mi aspetta da ore per farmi tacere.
La prossima volta sarà nel metro',
Ove sudore e rancore partoriscono passi pazzi.
Nel
labirinto sotterraneo la luce non c'é piu'
Occhi di vetro, spenti, che non cercano piu'.
Vedo il barbone che sputa insulti alla bottiglia
Lo accarezzo dicendo:"Non perdiamoci piu' ".
Dietro la tenda.
Dietro il sipario l'attore visionario suda freddo
Dietro la nebbia, un ladro dorme, sul tetto.
Dietro la tenda tua madre ti aspetta
Con gli occhi socchiusi, senza fretta.
Accanto alla fontana una coppia vibra, libera.
Accanto alla fermata un barbone é svenuto
Accanto a lui una bottiglia di vino vuota
C'é un panino, offerto da uno sconosciuto.
In un paese lontano suonano musica triste
In un locale curioso violini e voci d'artisti
In una canzone sbraitano e tacciono momenti,
E la luna strafottente ti fa sbattere I denti.
Dentro un bicchiere il tuo ritiro nuota
Dentro la casa la tua stanza é vuota.
E dietro la tenda tua madre ti aspetta
Con gli occhi stremati, senza fretta.
Ritardo.
Parole scrollate dall'impermeabile
Come gocce di pioggia poco abili.
Parole eco del tranello agiato:
ti ricordi, quella sera non sei andato.
Quell' appuntamento dimenticato.
Lei si era vestita di blu e s'era messa il rossetto
Portava quella sera il tuo profumo prediletto.
Adesso ha chiuso il tuo volto in un cassetto,
E nel silenzio culla il suo cuore rosso, trafitto.
Pioveva fitto davanti al cinema nel viale
Sotto l'ombrello nero lei tremava
Gocce dolci in gocce salate, aspettava
Tra le risate amare degli stolti.
Il suo volto turbato ed urbano cercava te
L'orologio, una ferita temporanea sul polso.
La rabbia fa solletico e poi svena l'onore
Girando I tacchi ha lacerato il tuo nome.
Chiesa.
Sotto il coperchio scuro
della possente assenza.
Accendiamo una preghiera
ed il silenzio sviene in noi.
Corvo.
Tagliarsi le ali per recitare..o volare liberi per lottare?
La notte dell'inarticolato , la notte che tende un agguato.
Abbaio nel buio e cerco la luce, trovo una croce.
Oblio fuggente, in abbondanza. Sono sola in una stanza.
Synesthesia
Non chiedermi perché
L'invisibile interpella proprio me.
Silenzi seduti su stelle aride
Mi fissano attimi passati e sordi
Colgo l'eco di mondi futuri.
Sola, umana celeste astratta
Intensa nell'infinito sbadato
Sulla terra arrugginita cammino rapita
Gli spiriti ridenti fra le mie sfuggenti dita..
Rosso della fragola e poi del sangue
Gli occhi pensili di un angelo stanco
Blu barcollante del mare metallo
Labbra secche di diavolo spumeggiante.
E cerco indizi in ogni istante
Un cammino che possa disunire
La mia anima e l'invisibile
Le mie ipotesi dai dubbi irresistibili
Anima tenue e grande
Capace di sonno immobile e lotte furiose
Accetto la sfida propostami
Canterellando la mia innocenza.
Cuore di legno
Quando l'amore é inutile, cupo
Quando ti toglie il fiato nel cuore della notte
Riempendo le tue vene di veleno
Quando l'amore cancella sorridendo
Sorge l'urlo di libertà su labbra ironiche
Poiché due solitudini scavano solchi
E due esseri volano verso la luna:
Liberi.
Sparo pallottole nell'oscurità.
Aggomitolata, come un uccello dall'ala ferita, rivedo
schegge della mia vita.
Una candela si consuma davanti alla vecchia icona di
legno, un libro aperto, un disegno. Uno specchio profondo riflette sguardi passati e futuri.
Non ho mai capito come far fronte allo sgomento, all'ansia
bipolare che mi sbatte nell'euforia e poi nel tormento. Le due gemelle identiche in me rifiutano queste quell'altro Re. Troppo
complicate per quanto semplici, due rovesci nella fodera di un'anima.
In questa perpetua contraddizione, la malinconia abita
in me e dirige la barca.
Mi porta su mari diversi, dall'Adriatico all'Egeo ,
dall'Oceano Indiano all'Atlantico. Incontriamo onde altissime, e poi notti piatte come l'olio con finestre su luna piena.
Le rughe salate dei pescatori che incrociamo mi sorridono,
puntano col mento aldilà dell'orizzonte.
Come lo spleen che mi accompagna accavalcato
sul cammello, tra le dune calde e storte del deserto. Mi sorregge quando inchino il capo, versa acqua sulle mie labbra aride
come la sabbia. E' ombra dove ombra non cé. Le rughe sagge dei beduini mi salutano, indicano con occhi di carbone acceso la
meta attesa.Amici.
La donna era vestita di rosso, camminava sul
marciapiede di sinistra.
L'uomo era venti metri indietro, su quello di destra.
L'osservava e spostando una ciocca di capelli ribelli, lei perse la sciarpa.
Senza saper perché, l'uomo attraversa la strada, mentre
la donna continua a deambulare. Raccoglie la sciarpa e la stringe nel pugno, pedinandola con premura.
Dopo due strade lei si ferma ad una terrazza. E' primavera
a Parigi, il via vai mondano, umano, é risuscitato. La donna é bella, incrocia le gambe e fa scivolare gli occhiali
da sole sulla testa. L'uomo si siede cinque tavoli più in là, scrutandola dietro il giornale aperto. Lei gira il polso per
controllare l'ora, regolarmente.
Poi arriva un uomo quarantenne, distinto, discreto;
Lei lo accoglie freddamente. I due si parlano, si agitano, ingoiano caffè. Ad un tratto luomo si alza, buttando un biglietto
di cento franchi sul tavolino. Poi si fruga le tasche, tira fuori un mazzo di chiavi, le pone sui soldi, con gesti stanchi.
Alza il cappello, gira I tacchi e se ne va.
Lei rimane li, composta, imperturbabile. Gli occhiali
scivolano giù sul naso. L'uomo decide di annodarsi la sciarpa dal profumo leggero intorno al collo. Si dirige al tavolo di
lei, aspettando il riconoscimento.
"Come ti chiami?" disse lei.
Non aveva neanche degnato la sciarpa di uno piccolo
sguardo.
"Sono David" rispose, dopo una pausa.
"Allora, caro David, che cosa mi offre da bere?"
Passarono cosi diverse ore. I due non smettevano di
parlare, di ridere, d'interpellarsi. Lo spazio ed il tempo sembravano essersi interrotti, con un segnale lampeggiante che
diceva "Nessun accesso". Parlarono di tutto, di poco, anticipavano il gioco. Seduzione, astrazione, passi sciolti verso meta
ignota. Pensione polverosa, lenzuola strappate.
Alzandosi, lui le porge il braccio piegato. La donna
infila il suo e camminano abbracciati, per le strade parigine.
Lei ad un tratto si ferma, con un sorriso di perle bianche
su labbra rosso scuro. Gli sfila la sciarpa, la getta a terra e fa un cenno al tassi'.
Salgono, abbracciati, verso le porte dell'improbabile.
La fiaba é fugace.
Leggo il coraggio nelle stelle .
Come un'aquila dalle piume argentate, le mie ali sferzano
il cielo come lame risvegliate. Non posso più frenare, per niente e per nessuno. A costo di dover ritrovarmi da sola per continenti
interi, di attraversare giorni pieni di luce e notti nere. Non posso permettermi il lusso di aspettare che l'altro capisca,
che si svegli, che gli indichi il cammino.
De Profundis Mundi
Fuori piove. La gente ha passi che scivolano distratti,
sui marciapiedi umidi, notturni. Sotto le mattonelle, un'antica necropoli.
Senz'ombrello, l'uomo esce dalla sua tana, dalla camera
troppo stretta, dai suoi ricordi impolverati. I volti che incrocia sono storti, sciolti dalla pioggia al gusto d'acciaio nella
nebbia di smog. L'uomo ha fame e sete, ma si é imposto un karem, per ritrovare il gusto di ciò che pensava fosse smarrito.
Ha ritrovato il tempo perso, lo fissa, l'osserva, se
n'accorge, ci crede. Non lo perderà più. Ora cerca una fisarmonica, una musica antica che possa far guarire la sua piccola
ferita. Pallido e freddo, l'uomo nutre la sua rabbia con fervore. Vuole un sole nuovo sotto il quale bruciare, urlare contro
il suo dolore. Ormai ha perso l'ultimo sonno, proprio come l'ultimo metro'.
I suoi passi si muovono nella città come quelli
di un lupo famelico.
Canterà per l'infanzia condannata prima di aver potuto
sognare di libertà. Canterà per gli anziani che aspettano la morte, soli.
Canterà per l'uccello dalle ali spezzate, tagliate.
Canterà con una musica piena di note frastornate.
Canterà la neve d'inverno in piena estate.
Pirata anonimo con il corpo delle donne nelle strade,
che ama con passione, che lascia ben amate. Tracce di rossetto fuso e pelle d'oca..
Amico dei barboni quando beve vino nei violacei bagliori.
Fratello della notte e del silenzio profondo. Vivo, quando dietro le lenzuola profumate appese sul balcone, la gente russa,
sul cuscino. Invisibile come un fantasma senza la luna piena. Solo, quando arriva l'ora di cena. Sicuro, quando accarezza
il capo chinato di un balordo cieco.
L'uomo pensa a Dio.
Si chiede come faccia, solo, Dio, a rispondere a tutte
le preghiere ruminate nelle umide gole dei mortali. Cé chi lo interpella in massa, a messa, con sospiri di pappagalli.
Poi ci sono quelli che sbraitano alle stelle, soli,
come belve. Nel freddo inchiostro delle ore spente. Quando il silenzio sviene nell'assenza, dopo aver acceso inutili preghiere.
Dopo aver collezionato talloni dAchille, rasato la capoccia
di Sansone, sentirsi rotto, l'uomo ha deciso d'inventare Dio.
Di vederlo dietro un palo della luce, sulla faccia di
un cane che attraversa la strada. Di riconoscerlo nella bocca di un monello che annega la sete, labbra saldate al rubinetto
di una fontana. Di sussurargli un segreto in un campo di frutta dorato. Veder la sua luce su un chicco di grano.
Immobile, l'uomo ricorda quella baia greca, il sapore
del tempo, la mitologia rinfrescata dall'ombra. Rivede le statue amputate, vorrebbe raggiungerle.
Rivede l'isola greca e le sue pinete. I pescatori con
rughe di sole su denti bianchi. Stanchi, ma vivi.
Il ricordo é una pianta piena di spine che cresce lentamente
sotto la retina della pupilla. Sono le ultime lacrime sulla folta criniera del tempo, delle note abbandonate nell'alito del
vento. Una partizione le cui pagine galleggiano, come pesci morti, sulla cresta del mare.
Dio non poteva essere ricordo.
Sotto la pioggia, l'uomo galleggia. Fra I vivi ed I
morti, fra il tempo sicuro ed i suoi passi storti. Ruba una rosa ad una zingara, la scivola fra i denti, in bocca, pigramente.
Poi morde il fiore e sputa i petali rossi, ridendo.
Come un buffone impolverato, con il trucco colato, l'uomo
finisce in un mercato. Fiori, pesce e formaggi, vecchiette vestite di nero. La gente comune si é svegliata, é ora di tornare
nella tana e dormire. La terra gira, e girerà.
L'uomo sbadiglia e guarda il cielo ; gli pare di
capire il mondo intero..
Arrivato a cuccia s'infila fra le lenzuola, nudo.
Accarezza le sue ferite, ride a fior di labbra. Lei
non c'è più' ..e la vita, instancabile, lo trascina.
Il tempo scaverà fra di loro l'aspra ruga indifferente,
ed altri oceani si apriranno.
Si addormenta innocente nei corridoi del suo futuro;
beato.
Il porto.
Eri seduto sul porto e guardavi le navi
Dalla tua tasca sono scivolate delle chiavi,
I tuoi occhi viaggiavano sulla cresta del mare
Avevi forse paura, paura d'amare.
Le tue chiavi sul cemento, I tuoi piedi nell'acqua
Le onde calme e constanti, il tempo che le sciacqua,
E rivedi gli occhi di lei appesi nell'orizzonte
Hai tanta voglia per un attimo di baciarle la fronte.
Poi ti alzi e te vai, lasciando dietro di te un velo.
Un velo di ricordi che hai buttato nel vento
Lei ballerà da sola, lassù sospesa nel cielo,
Il tuo cuore é tornato a farsi cemento.
Rabbia Fragile.
Ore 19.47
Tonfo di passi in pozzanghera stanca
Eco di un cane che abbaia, lontano.
Grigia e buia, questa sera piena di sete,
Un lampione: luce di miele.
Un raggio di luna ti sfiora la spalla,
Il tuo alito, nebbia umana.
La chiave di casa nella tasca,
Avanzi nel vuoto, a testa bassa.
Croce.
Il sole accecante
Cicali persistenti
Sete di acqua fresca
Di pace splendente.
L'ombra di una sorgente
Ombra sorridente.
Una croce lontana,
Protegge chi ti ama.
Settembre.
Sul tappeto di sabbia
Entri in un mare puro,
Nel vetro freddo e liquido.
Muovi le braccia e nuoti
Nel vuoto, libero nuoti.
Ti ricordi il gusto del sale
Le ore libere delle estati
Le stelle, i secchielli, i baci rubati.
Asso.
Seduto solo, sotto l'albero
Ascolti le ombre tremare,
Osservi gli uccelli parlare.
Un ricordo si nasconde dietro un fiore.
Il futuro é una partita di poker,
E tu nella manica hai l'asso di cuore.
Il pozzo.
Sogno agitato interrotto
Bicchiere di vino rosso incrinato
Finestra di legno, vetro rotto.
Pozzo profondo nel cortile
Secchio appeso su corda ruvida
Gocce che svengono nell'infinito.
La chiesetta in fondo al prato
Chiesa piccola, di campagna
Il canto di un frate, mi accompagna.
Crederci senza accorgersene
Fra I campi di frutta ed un mazzo di menta
Crescere senza rimpianti
Il passato, passa.
E poi rotolo, nell'erba..io rotolo.
Cresce un fiore spacca il cemento:
Fra i pensieri, scorre il vento.
Kosmos.
Apriremo un baretto tutto blu, nel cielo, lassù.
Bevo tazze vuote piangendo lacrime piene
Tra l'inferno ed il Paradiso
Tra la Bibbia e Gigi in paradisco
Noi vi offriremo vino e birra blu.
ZOO.
Lasciate che gli animali scappino
Senza nome ne padrone
Liberi, senza meta alcuna
Che si allontanino sicuri
Nutriti di rabbia, ossa e speranza.
Un cane randagio, nell'anima,
Vale più di mille pedigree.
Ore.
Il dono dell'indifferenza,
Cancellare chi ti pensa
Poiché il tempo interrompe i cuori
Scava corridoi di ricordi..
Manda la mente stanca per sentieri storti.
E rivedi quel volto perso ma sereno
Affacciato al finestrino del treno
Sapendo che non lo vedrai mai più:
Tutto é blu.
All' Attacco.
Tutti per uno ed uno per uno:
Armiamoci e partite!
Tanto non ci guarda nessuno.
Il giardino del soldato sconosciuto
Un cane che piscia contro il muro
Un vecchio pezzo di pane duro.
Marionette appese a fili improbabili
Facce firmate da nomi potabili
Con cento letti sfatti
Con una faccia dal trucco che cola
Con un urlo bestiale incastrato in gola
Con le pagine che sta strappando:
Il giullare, su in cielo,
Ci sta guardando.
Mago.
La maschera del Mago é
Un sogno steso nel lago
Questa notte di mitologia
Notte argentata gravida di magia.
Un sonnambulo dondola sull'altalena
Un nano semina carte nel bosco,
L'acrobata coperto di polvere di stelle
Scivola sul filo appeso tra i rami
Ombre mobili, aria fresca
Un uomo solo, seduto sul lago, prega.
Ora di cena.
Sbatte il portone, passi su per le scale
I piatti tintinnano al piano di sotto
Cerchi il pepe e trovi il sale
In cucina gocciola il rubinetto rotto.
Accendi il TG della sera,
Assassinato un boss siciliano
Chissà chi é nelle scale, dove abiterà?
Ti versi un bel bicchiere di vino nostrano.
Qualcuno bussa, non sei pettinato
Poi ti sorprendi: non lo sei mai stato.
Stringi il nodo della cravatta
Vorresti impiccarti
Chi mai, in questa notte buia
Vorrebbe parlarti?
Giri la chiave schiudi la porta
La donna ti dice " La mia pianta é morta."
Ed in quel silenzio, troppo umano
Le prendi la mano.